Ci avviciniamo a un nuovo appuntamento elettorale: il 17 e il 18 novembre saremo chiamati alle urne per rinnovare il Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna e scegliere il presidente a cui spetterà di guidare la nostra Regione per i prossimi 5 anni. Ci avviciniamo a questa scadenza in un clima di apparente disinteresse e sfiducia con il rischio che l’astensionismo indebolisca la nostra democrazia, un bene sempre più fragile che esige una cura che non può escludere nessuno…
La crisi della partecipazione è sotto gli occhi di tutti, se prendiamo come indicatore quello dell’affluenza alle urne alle ultime elezioni in Liguria, si è presentato alla cabina elettorale meno del 50% dei cittadini e comprensibilmente si inizia a parlare di una democrazia dimezzata, in cui il partito di coloro che si astengono inizia a essere idealmente quello di maggioranza. L’astensionismo, prima di essere (e lo è di certo) un sintomo di delusione per le attese tradite, è il riflesso di un’abitudine alla vita democratica. Mantenere viva la democrazia è, come ci ha ricordato Papa Francesco, “una sfida che la storia oggi ci pone”: è per questo che la democrazia richiede una manutenzione politica costante da parte di tutti, un coinvolgimento diffuso nella sua cura.
Ogni appuntamento elettorale è un’importante occasione di partecipazione e chi ha a cuore il bene comune non può permettersi di delegare ad altri la scelta di chi guiderà la nostra Regione nei prossimi 5 anni. La partecipazione non può, però, che partire da una corretta informazione. È importante pertanto approfondire, per quanto possibile, le proposte dei diversi schieramenti in campo, al di là dell’ormai dilagante abitudine ad affidarsi alla simpatia di questo o quel leader e a slogan ad effetto che poi rischiano di diventare in breve tempo promesse non mantenute. Resta dunque essenziale lo sforzo personale di informarsi per conoscere, giudicare e scegliere.
Infine non possiamo tacere la nostra preoccupazione per la guerra che continua a mietere vittime innocenti e a produrre distruzione in Ucraina, in Terra Santa, nel Sudan, in Congo e in altre regioni del mondo. In occasione dell’ultima Settimana Sociale dei cattolici italiani, insieme alle altre aggregazioni laicali presenti a Trieste, abbiamo detto che “in questa ora così terribile per il mondo sentiamo di essere chiamati a una conversione profonda e a dare un giudizio comune e chiaro: la pace è il dovere della politica. Un ostinato e creativo dovere. Non possiamo rassegnarci al fatto che la retorica bellicistica e la non-cultura dello scontro invada la nostra vita dalle relazioni personali alle relazioni sociali e politiche”.
Per questo continueremo a impegnarci sul terreno educativo e formativo, nella solidarietà concreta verso i più deboli e le vittime delle ingiustizie, nel dialogo per il bene comune con le donne e gli uomini di buona volontà.
Facciamo appello alle forze politiche e a chi si candida alle imminenti elezioni regionali perché si adoperino a sostenere, nel rispetto del principio di sussidiarietà, iniziative culturali, educative e didattiche finalizzate a promuovere nelle nostre comunità i valori della pace, della dignità della persona umana e della fraternità universale.
La Presidenza diocesana di Azione Cattolica
e il Laboratorio Democratico di Azione Cattolica
SPUNTO DEMOCRATICO
Non è sufficiente andare a votare, occorre informarsi in merito ai programmi per votare consapevolmente. Qui trovi l’appello ad una partecipazione ampia e consapevole che l’Ac fa, in un documento della Presidenza Diocesana in cui si spiega la posta in gioco e come partecipare.
Un consiglio, unito all’augurio di buon voto. Informatevi adeguatamente sulle proposte degli schieramenti in campo, al di là dell’ormai dilagante abitudine ad affidarsi alla simpatia di questo o quel leader e a slogan ad effetto che poi rischiano di diventare in breve tempo promesse non mantenute. Resta dunque essenziale lo sforzo personale di informarsi per conoscere, giudicare e scegliere.
Il buon funzionamento delle Istituzioni è nell’interesse di tutti.