19 SETTEMBRE 2018 : prima S.Messa organizzata dal MLAC di Imola
APPUNTI IN LIBERTA’ ….DELL’OMELIA DI DON OTTORINO
Tutti i laici si santificano nella vita di famiglia e quella del lavoro e sociale.
Quest’anno, nella riflessione che accompagna le Messe mensili sulla spiritualità del lavoro, ci facciamo guidare dai santi.
Oggi San Paolo.
Se leggiamo le lettere di San Paolo non troviamo un discorso organico sul lavoro ma man mano che gli capitano fatti approfondisce l’esperienza del lavoro. Come succede nella nostra vita dove le esperienze che viviamo ci fanno riflettere.
4 esperienze di San Paolo e 4 conclusioni sul lavoro
1. Predica ad Atene ma nessuno che gli crede. Dopo il fallimento decide di andare a Corinto da Aquila e Priscilla, scacciati da Roma perché cristiani. Lì avevano avviato una piccola azienda che lavorava cuoio e tende. Paolo comincia anche lui a lavorare con loro.
Nella lettera ai Corinzi ne parla dicendo che vuole lavorare per non essere di peso. Come predicatore doveva essere mantenuto dalla comunità. Lo fa perché vuole che il suo annuncio sia trasparente. Non vuole che il suo annuncio sia inteso come un vantaggio.
2. Ne racconta un’altra. Come faccio a mostrare la bellezza del Vangelo ad un altro? Faccio discorsi? Così non si mostra la bellezza del Vangelo… Per quello bisogna imitare Gesù nell’immedesimazione, mettendosi nei panni dell’altro… Solo così si mostra! È il modo di Gesù: incarnarsi, assumere la vita degli altri.
3. Invita tutte le comunità a lavorare con le proprie mani. Lavorare con le mani era il lavoro degli schiavi, quello delle categorie più basse. Gli altri pensavano e facevano i politici. San Paolo chiede di lavorare con le mani non solo per il mantenimento ma anche perché con il lavoro delle mani dà ordine alla vita e dimostra responsabilità sulla vita. La prima testimonianza della fede è fare bene il proprio lavoro.
4. Con il frutto del lavoro non mantieni solo te stesso ma ti puoi prendere cura degli altri, dell’altro… In modo fattivo!
Allora San Paolo insiste che il lavoro deve essere fatto bene per sostenere l’altro.
Come viviamo queste dimensioni del lavoro? Che senso al lavoro stiamo dando?