Genesi 18,1-15 e Matteo 8,5-17
… Non passare oltre …
Una immagine tipicamente orientale: l’arrivo di un “pellegrino”; ma questa volta si tratta di Dio stesso. La sacralità dell’ospitalità pone Abramo nella necessità di onorare in tutti i modi la presenza di questo straordinario viandante.
Tutto ormai sembra destinato all’attesa, Abramo e Sara sono ormai vecchi … Umanamente non più capaci di generare la vita attraverso la loro carne. Prossimo a un riposo che prelude al congedo dal tempo e dalle cose, il “pellegrino” giunge proprio nel momento in cui ogni attesa e aspettativa sembrano cedere il posto alla fatalità.
Dio non è mai uno sconfitto, non si arrende di fronte alla nostra debolezza, ma proprio nel limite mostra la sua potenza. La sua presenza diventa, attraverso gli obblighi dell’ospitalità, la condizione per cui tutto nella vita di Abramo e Sara riprende forza e speranza.
Il “pellegrino” giunge all’improvviso; riconosciuto, va onorato, non ignorato … Lui lascerà il segno della sua venuta.