Atti 19,1-8 e Giovanni 16,29-33
Lo Spirito, il dialogo e la profezia
Voi mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Questa frase di Gesù svela il senso dello Spirito come dono della compagnia di Dio. Lo Spirito, dono del Risorto, supera e porta a compimento la solitudine dell’uomo. Il Padre non si accontenta di essere il Dio che esiste, ma esistendo per ciascuno, vuole essere il Dio accanto, quello che si prende cura di tutta l’esperienza del nostro esistere. Possiamo così intuire come lo Spirito Santo è il Consolatore, non delle lacrime ma della solitudine esistenziale.
Paolo ad Efeso è di fronte a dei discepoli i quali si trovavano nella condizione dei “dodici” prima della Pentecoste: un discepolo compreso nella solitudine del mistero; immediatamente Paolo impone loro le mani per portare a ciascuno la grande “Consolazione”, il superamento di ogni solitudine. Alla forza dello Spirito corrisponde lo stupore e la meraviglia del dialogo: parlare in lingue; in più la novità della profezia: la parola di Dio che si realizza nella vita.