+Domenico Sigalini e Franco MianoMolti i ricordi di un incontro felice. All’inizio sta la prima stretta di mani all’Azione Cattolica di papa Giovanni Paolo II in un’udienza memorabile il 30 dicembre 1978, nell’Aula Paolo VI e nella basilica di San Piertro a Roma, a poco più di due mesi dalla elezione a sommo Pontefice, caricata di indicazioni preziose di cammino e di fedeltà, e alla fine una immagine indelebile, una esperienza intensa, un testamento accorato e una eredità preziosa regalata il 5 settembre del 2004 a Loreto. La sofferenza per la malattia sul suo volto e la sua tenacia nel resistere per portare a termine la giornata, che costituiva la sua ultima uscita da Roma per una missione pastorale in Italia e nel mondo, sono l’immagine viva di un lungo rapporto di grazia e di verità, di sostegno e di guida, di cordialità e di amore vero. Un tocco di gentilezza e di profonda sensibilità lo ha espresso la domenica successiva, il 12 settembre all’Angelus a Castel Gandolfo, quando inaspettatamente si è richiamato a quell’incontro, quasi a rinforzare quei messaggi che era riuscito con fatica a dire nella spianata di Montorso.
Anche a partire da questo testamento spirituale, l’Azione Cattolica e l’Editrice AVE hanno deciso di pubblicare “La Chiesa ha bisogno di voi”, un volume curato da Paolo Trionfini che aggiorna un testo edito nell’anno 2003 e che presenta tutto il magistero di Giovanni Paolo II, completato non solo con i discorsi ufficiali, ma anche con i bellissimi saluti degli Angelus e i cenni indiretti durante le omelie di beatificazioni e canonizzazioni di laici cristiani.
All’inizio del suo pontificato, quando ancora i giornalisti e la stampa si stavano riavendo dallo «Shock Woytila», come titola un libro recente delle edizioni San Paolo, e stavano a lambiccare se era di destra o di sinistra, progressista o conservatore, se poteva o no stare negli schemi preconfezionati, tipicamente italiani, Giovanni Paolo II aveva già inaugurato il suo rapporto cordiale, sincero, deciso, determinante con ogni realtà pastorale italiana e subito anche con l’Azione Cattolica.
Il magistero che poi ne è seguito è stato sempre più preciso, concreto, capace di indicare mete, svolte da fare, campi da approfondire, vocazioni laicali da vivere con generosità e collocazione dell’associazione nella molteplice, variegata vivacità laicale del dopo Concilio. L’amore di Giovanni Paolo II per l’Azione Cattolica ha visto momenti drammatici, come l’assassinio di Vittorio Bachelet che il Papa conosceva da prima, e per il quale ha celebrato in San Pietro una memorabile omelia. Si è arricchito di anno in anno con i discorsi alle Assemblee nazionali triennali, con gli incontri con gli assistenti, gli adulti, i giovani, i ragazzi. È stato un crescendo di dialoghi e di insegnamenti. Lui stesso ha continuamente stimolato e condiviso il rinnovamento degli anni 2000, ha dato indicazioni molto precise per il servizio alla comunità cristiana di base che in Italia è sempre la parrocchia, nella sua vivacità e stanchezza, rinnovata missione e tentazione di adattamento, casa e palestra di santità. Dalla prima terna programmatica del ’78: culto della verità, ansia della santità, gioia dell’amicizia, fino alle tre consegne che ricordava da Castel Gandolfo nel 2004: «vorrei qui richiamare le tre consegne che a Loreto ho affidato all’Azione Cattolica: la contemplazione per camminare sulla strada della santità; la comunione per promuovere la spiritualità dell’unità; la missione per essere fermento evangelico in ogni luogo».
Oggi che lo veneriamo come beato, che lo possiamo pregare per avere intercessione di amore verso Dio, abbiamo ancora di più la consapevolezza di una gratitudine a Dio per il dono grande che ci ha fatto e una fedeltà generosa ai suoi insegnamenti.
Anche a partire da questo testamento spirituale, l’Azione Cattolica e l’Editrice AVE hanno deciso di pubblicare “La Chiesa ha bisogno di voi”, un volume curato da Paolo Trionfini che aggiorna un testo edito nell’anno 2003 e che presenta tutto il magistero di Giovanni Paolo II, completato non solo con i discorsi ufficiali, ma anche con i bellissimi saluti degli Angelus e i cenni indiretti durante le omelie di beatificazioni e canonizzazioni di laici cristiani.
All’inizio del suo pontificato, quando ancora i giornalisti e la stampa si stavano riavendo dallo «Shock Woytila», come titola un libro recente delle edizioni San Paolo, e stavano a lambiccare se era di destra o di sinistra, progressista o conservatore, se poteva o no stare negli schemi preconfezionati, tipicamente italiani, Giovanni Paolo II aveva già inaugurato il suo rapporto cordiale, sincero, deciso, determinante con ogni realtà pastorale italiana e subito anche con l’Azione Cattolica.
Il magistero che poi ne è seguito è stato sempre più preciso, concreto, capace di indicare mete, svolte da fare, campi da approfondire, vocazioni laicali da vivere con generosità e collocazione dell’associazione nella molteplice, variegata vivacità laicale del dopo Concilio. L’amore di Giovanni Paolo II per l’Azione Cattolica ha visto momenti drammatici, come l’assassinio di Vittorio Bachelet che il Papa conosceva da prima, e per il quale ha celebrato in San Pietro una memorabile omelia. Si è arricchito di anno in anno con i discorsi alle Assemblee nazionali triennali, con gli incontri con gli assistenti, gli adulti, i giovani, i ragazzi. È stato un crescendo di dialoghi e di insegnamenti. Lui stesso ha continuamente stimolato e condiviso il rinnovamento degli anni 2000, ha dato indicazioni molto precise per il servizio alla comunità cristiana di base che in Italia è sempre la parrocchia, nella sua vivacità e stanchezza, rinnovata missione e tentazione di adattamento, casa e palestra di santità. Dalla prima terna programmatica del ’78: culto della verità, ansia della santità, gioia dell’amicizia, fino alle tre consegne che ricordava da Castel Gandolfo nel 2004: «vorrei qui richiamare le tre consegne che a Loreto ho affidato all’Azione Cattolica: la contemplazione per camminare sulla strada della santità; la comunione per promuovere la spiritualità dell’unità; la missione per essere fermento evangelico in ogni luogo».
Oggi che lo veneriamo come beato, che lo possiamo pregare per avere intercessione di amore verso Dio, abbiamo ancora di più la consapevolezza di una gratitudine a Dio per il dono grande che ci ha fatto e una fedeltà generosa ai suoi insegnamenti.